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Un romanzo d’amore, un dilemma psicologico, uno spaccato della difficile situazione economico-sociale in cui ci troviamo a vivere; il focus è sulle giovani generazioni, sulle loro difficoltà, sui loro sogni infranti e la conseguente rabbia e ribellione; il contrasto tra la vita frenetica di città, dove l’apparire è più importante dell’essere e la semplicità di un piccolo borgo, dove la vita sembra essere rimasta in sospeso tra passato e presente e il futuro è qualcosa che ha comunque radici molto forti nel passato.

Tutto questo e anche altro, è Il problema di Ivana, primo romanzo di Ciro Pinto, un romanzo che dà diversi spunti di riflessione attraverso il quale entriamo, fin dalle prime pagine, nel mistero di questa figura femminile e del suo enigma da risolvere. Il protagonista, Andrea Torreggiani, è un dirigente di azienda con la passione per la scrittura che vive a Milano e, per caso, si trova a passare alcuni giorni a Cetona, un incantevole borgo medievale tra le colline del Chianti.

Quasi da subito siamo coinvolti in questo mistero da scoprire e risolvere. Solo dopo diversi capitoli, il tutto si chiarisce, ma la sua rivelazione avverrà solo nella seconda metà della storia. Il mistero è evidenziato anche dal cambio spesso repentino di punto di vista dalla prima alla terza persona. Le magistrali descrizioni dell’ambiente esterno, dei profumi, dei sapori, condite da un linguaggio ricercato e immediato nello stesso tempo, sono il giusto sottofondo dei sentimenti contrastanti del protagonista e spesso anticipano l’azione che verrà. L’erotismo, inteso nel senso più ampio del termine, è il leitmotiv di tutto il romanzo, un elemento costante che ci trascina dall’inizio alla fine della storia. Lo ritroviamo nella descrizione delle donne, nei loro gesti e movimenti, nei rapporti del protagonista con l’altro sesso, nel suo godersi i piccoli piaceri della vita, nel calore del camino, in una passeggiata nel centro di Cetona, in un bicchiere di buon vino o nel gustarsi una bruschetta con l’olio freschissimo degli ulivi del suo amico Marco, “premuto da pochi giorni”.

Il problema di Ivana è anche un romanzo psicologico; come in un gioco di specchi, il protagonista si ritrova ad essere “l’altro”, ovvero l’altra parte di sé, dove l’immagine riflessa non è che il suo contrario, un alter ego che deve fare i conti con il “sé”, con le mille sfaccettature della stessa personalità. E, proprio attraverso il riconoscimento di quelle diversità e la loro accettazione, il protagonista finalmente “si risolve”, in una specie di catarsi. Il cerchio si chiude. Rimangono alcuni interrogativi in sospeso: che ne sarà di Danilo? E di Sara, Laura, Luca etc. etc.? La storia potrebbe quindi continuare.

Almeno questo è quello che personalmente spero.

Rossella Gallucci

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