Le riflessioni di Carmela Ponti, dopo la lettura de L’uomo che correva vicino al mare, Edizioni Psiconline.
Il tuo scrivere appassiona. Non cade mai nella banalità, anzi al contrario: ho letto molti libri prevedibili, e a parer mio, quando leggendo le prime pagine di un libro riesci ad immaginarne l’epilogo, non è un buon libro. Non è il tuo caso!
La storia di Giorgio è profonda e induce alla riflessione su questo nostro vagare sulla terra, a volte senza riuscire a darne un significato, sui valori della famiglia, dell’amore e dell’amicizia, oggi troppo spesso bistrattati, depauperati dalla superficialità e dalla tendenza all’apparire.
Ma quello che più mi ha fatto riflettere è il grande senso di solitudine che ogni uomo vive di fronte a certi eventi, il coraggio o la paura, l’impotenza, il non accettare o al contrario il vivere emozioni, che siano di gioia o di dolore, ma sempre intensamente.
A volte il nostro ostinarci ad essere forti non è positivo, perché non pensando alla tristezza il dolore passa, ma non il ricordo del dolore, che come uno spettro ritorna, rimescola le carte, e si deve ripartire da zero. La fatica della vita, la consapevolezza, che siamo sempre soli, il nostro cercare sempre un appoggio non accettando i nostri limiti.
In più, con il tuo scrivere veli quel sentimento unico che si chiama speranza. La speranza che la vita inizi con i nostri genitori e con i loro insegnamenti e non finisca con noi, ma si perpetui nei nostri figli. Tutto questo, il tuo libro, è una conferma del mio “pensare” e vivere la mia.
Ti ringrazio di cuore, per il tuo libro, e per le tue parole che con grande bravura sanno trasmettere sempre belle emozioni. Bravissimo, complimenti! Ti auguro che abbia tanto successo, lo merita il libro e lo meriti tu.