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copertina orme 2Ho conosciuto Oliviero Angelo Fuina, dopo un po’ che avevamo stretto amicizia su Facebook.

L’ho conosciuto a Cartoceto, splendida cornice di un evento magico, voluto fortemente da Giovanni Fabiano, titolare della casa editrice David and Matthaus.

Ho vivido ancora il ricordo di quei due bellissimi giorni e le emozioni che governarono gli animi di tutti i presenti, compreso il mio. Un evento di cultura, spettacolo e impegno sociale, condito con maestria, pregno di  sensibilità e di passione. Un evento votato alla condivisione, che davvero è rimasto nel cuore di tutti coloro che hanno avuto il pregio di parteciparvi.

Ho appena chiuso il libro di Oliviero, la bellissima silloge: Orme sull’acqua.

Acqua che scorre, lenta, a volte leggera, a volte greve, spesso effimera ma mai vana.

Spesso mi piace immergermi in un testo, e mai immersione fu più vera e significativa.

L’Autore risponde esattamente all’uomo che ho conosciuto, pregno di vita e di emozioni, capace di commuoversi d’innanzi alla vita, ma sempre pronto ad affrontarla col viso intonso di chi sa che nulla può essere vano se vissuto.

Orme sull’acqua ha significato per me staccarmi completamente dalle inezie quotidiane, mi ha sospinto in alto ad osservare il lento defluire di un fiume, mi ha precipitato fino sul fondo, regalandomi sempre la gioia di riemergere.

Tracce vane di un noto paradosso/di lascito bugiardo in superficie/anelito che nulla poi consegna/se non i futili passi a svanire… la strofa centrale della bellissima poesia ”Orme sull’acqua”, che apre la Silloge omonima, disegna già l’approccio dell’Autore, la sua ferma convinzione che la vita di ognuno sia un solo un passaggio sull’acqua, qualcosa appunto che non lasci traccia. Può sembrare un passaggio minimalista, un atteggiamento quasi nichilistico, ma non lo è, basta continuare:  Sono orme sull’acqua ciò che porgo/il saper nuotare mostrato invinto/forse parole i segni dei miei passi/nel fermo scorrere dell’unico mare.

E allora si comprende tutto, si capisce che la vita va vissuta (nuotata?), con la forza di chi non vuole mai essere domo, e va forgiata con le proprie passioni, come fa l’A., che dà alle parole la forza di rappresentare la sua esistenza, che non può non vivere (l’unico mare).

E Oliviero è padrone delle parole, sa usarle, accostarle, la distanza che le separa è sempre quella che riesce a renderle come tanti anelli di un’unica collana, la loro scelta lascia sempre stupiti. La sua magia risiede nel giocare con loro, si badi bene mai un gioco effimero, nell’affidare alla ricerca dei lemmi più veri, della musicalità che possa scaturirne, la migliore rappresentazione delle sue emozioni.

E la suggestione che crea con il flusso dell’acqua è tale da apparire quasi fisica.

E tutte le altre poesie si susseguono con la stessa armonia, spaziando in tutti i temi della vita, osservati, vissuti e sofferti senza mai uno stridio di note, un acuto fuori luogo. L’armonia dei versi che rispecchia l’armonia del poeta, che non reprime le sue passioni, i suoi furori, ma li diluisce nell’anima, li fa scorrere nel suo fiume per osservarli e poterli domare.

Ferma quel gesto che l’anima strazia è la poesia che tratta della violenza sulle donne, nel senso più lato… c’è tanto orrore nell’animo dell’Autore, lo percepisci, eppure lo comunica senza veemenza ma con la calma di chi non ha dubbi. Basta leggerne qualche verso: … ferma quel gelo che l’anima strazia/che dolce saggezza nega al tuo sguardo!… Mai monito fu più pacato e allo stesso tempo più efficace.

L’acqua è equilibrio, del resto restare a galla, al di là di tutte le leggi fisiche ben esplicite in merito, rimane per me sempre un miracolo. Il corpo umano è per la maggior parte composto di liquidi, seppure restiamo immobili, il flusso scorre dentro di noi. Seppure solchiamo i sentieri della vita, le nostre orme sull’acqua scompaiono in un attimo, ma ogni passo resta dentro di noi.

Una riflessione e una lirica che consiglio ad ognuno, leggere Oliviero significa immergersi nel flusso universale dei pensieri, seguire la scia delle suggestioni, approdare sul lido della consapevolezza, dopo un viaggio lunghissimo racchiuso nello scrigno prezioso della vita!

Ciro Pinto

 

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