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Intervista a Le stagioni del mondo di Michela Zanarella

l'autore Ciro Pinto com stampaCIRO PINTO E IL PROBLEMA DI IVANA
Il problema di Ivana edito da Edizioni DrawUp segna l’esordio nel mondo della scrittura di Ciro Pinto. Un romanzo coinvolgente, che accompagna il lettore di pagina in pagina, catturandolo completamente. Un thriller romantico da leggere e scoprire.

-Ciro Pinto, quando hai maturato la scelta di dedicarti alla scrittura?

-La scrittura per me è stata sempre una pulsione forte, figlia della mia fantasia e della mia emotività. Eppure ho cominciato a scrivere solo da poco, direi quasi due anni. Prima di allora la vita non mi ha concesso tregua, dalla gioventù in poi ho vissuto tutto con grande coinvolgimento, con passione: amore, famiglia, lavoro. Come una perenne avventura. Due anni fa ho dismesso il mio lavoro di dirigente nel settore bancario e finanziario. Mi sono ritrovato a 57 anni improvvisamente libero, con orizzonti enormi da scrutare e pozzi infiniti dell’anima da sondare. Uno sguardo lontano e uno dentro di me e ho cominciato a scrivere, scrivere e scrivere. Poi un incontro fortunato, quelli che la vita ti riserva di rado. L’incontro e l’amicizia con un grande autore, a mio avviso, bellissima persona e ora mio grande amico e editore: Alessandro Vizzino. È merito suo se oggi la mia scrittura non è solo un hobby, un fatto privato.

-Il problema di Ivana” segna il tuo esordio nel mondo letterario, come nasce questo romanzo e cosa si cela nel titolo?

-Nasce da un’idea, che poi è la stessa che ha il protagonista del romanzo: trovare nella realtà una scena solo immaginata. Questo lo spunto, l’ispirazione, come si suol dire. E di lì si è aperto un mondo. L’ho scritto di getto, in un mese circa. Nel titolo si cela tutto il romanzo. Ivana e il suo problema sono il volano della storia e gli elementi del messaggio che volevo passare. Il volano perché l’attesa di scoprire chi sia veramente Ivana fa da traino alla lettura, mentre il suo problema è in realtà lo specchio della situazione odierna in cui versano i nostri giovani. Senza svelare troppo, per non togliere il gusto della scoperta di chi non l’ha ancora letto, posso dire che Ivana è Andrea, è Cetta la strega, è l’altra faccia di Laura, è il contrario di Sara e di Claudio, è in definitiva ognuno di noi, a volte più forte, a volte vittima indifesa degli eventi.

-Il tuo romanzo si può definire un thriller romantico, secondo te qual è il punto di forza del tuo libro?

Sì. Alessandro Vizzino lo ha definito così, subito dopo averlo letto e mi ci ritrovo in pieno. Anche se non c’è un crimine, non c’è la ricerca di un colpevole Il problema di Ivana è un thriller perché ne ha tutti gli ingredienti: mistero, intrigo e suspense. È romantico perché parla dell’amore, visto non solo in veste canonica, tra uomo e donna, ma in tutte le sue forme: l’amore per i figli, per la terra, per il passato, per i propri desideri. L’amore per se stessi, quando l’esistenza ci impone di scegliere fra una vita agiata ma intrisa di compromessi e un’altra più cruda ma in pace con la propria anima. Il punto di forza, almeno secondo chi l’ha letto finora, è la struttura, l’intreccio che coinvolgono il lettore fino all’ultima pagina. A mio avviso aggiungerei, senza sembrare immodesto, la capacità di narrare di fatti attuali e quotidiani cercando di affascinare chi legge.

-Tra i protagonisti del romanzo c’è Andrea Torreggiani, giovane dirigente milanese di un’azienda in crisi, scrittore per passione. Quanto di Ciro Pinto c’è in questo personaggio?

In ogni libro c’è sempre tanto del suo autore, le sue suggestioni, il suo vissuto, le sue visioni. Nello specifico, cioè nel personaggio, che è molto più giovane del sottoscritto, ahimè, c’è solo l’esperienza di dirigente e la passione di scrivere. In realtà Andrea Torreggiani e gli altri protagonisti come Ivana, Laura, sono i nostri giovani che, alla soglia dei trent’anni, si trovano a dover fare scelte decisive in una fase storica interessata da una crisi globale che investe ogni campo, dall’economia all’etica e che segna l’inizio difficile di questo terzo millennio. E tutto questo senza poter contare più su quegli assiomi che sono stati i riferimenti delle precedenti generazioni e che oggi scricchiolano. Parlo di riferimenti in ogni campo, dalla famiglia alla stabilità del lavoro, dall’ideologia politica al costume. La nostra società invecchia sempre più e i giovani finiscono col trovare sempre più difficoltà a costituire la propria identità.

-Nel libro il tuo personaggio incontra l’amore, quello vero, che non è così semplice da vivere e comprendere. Cos’è l’amore per te?

L’amore per una donna segna la vita di ogni uomo. L’arricchisce e la connota, in modo totale. Ma l’amore si nasconde in ogni piega della nostra esistenza. Dall’amore per la famiglia, per le proprie origini e la propria terra all’amore che mettiamo nelle nostre cose, nel nostro lavoro. È amore anche la dedizione di una massaia che prepara il pranzo per i propri cari.

-Gli eventi di quest’ultimo mese hanno lasciato la maggior parte di noi attoniti, che responsabilità ha la scrittura nella giustificazione dei fatti?

Beh, una domanda davvero complessa. Il ruolo della scrittura in queste vicende dipende molto dalla sua natura. Se parliamo di scrittura in termini di report della realtà, di scrittura giornalistica, per intenderci, allora il suo dovere principale è riportare fedelmente i fatti, di non travisarli in funzione del punto d’osservazione. Poi è sempre ben accetta una chiave di lettura dettata dalla colorazione politica e/o sociale del reporter, che spetterà al lettore accettare o rigettare.
In termini di scrittura creativa il discorso diventa un po’ più complesso. La narrativa deve riuscire ad offrire sempre un’interpretazione della realtà e a fornire un messaggio, negativo o positivo che sia. Regalare poche ore di distensione e di distrazione al lettore può servire a rinfrancarlo o, ancora meglio, a fortificarlo nella sua vita quotidiana. Ma né lettori né autori, a mio avviso, possono sfuggire alla realtà. La fuga dai problemi non è la soluzione, ma solo un palliativo. La cooperazione, la condivisione sono gli unici strumenti capaci di fronteggiare i problemi così seri che viviamo nel nostro tempo. Crisalide, la raccolta di racconti improntati sul tema della crisi e sul mondo della narrativa, che contiene anche i nostri, Michela, è un chiaro esempio di come affrontare la crisi. Senza parlare del valore dei racconti stessi, che qui sarebbe pura autoreferenzialità, mi limito a sottolineare la specificità del progetto: scrivere una raccolta da parte di 14 autori che non si conoscono personalmente, tranne pochissime eccezioni, in pochissimo tempo. Bene l’opera ha visto la luce in poco più di due mesi (nei quali conteggio un mese notoriamente di vacanza come Agosto). Il merito va al grande spirito di squadra degli autori e all’editore: Edizioni Draw up di Alessandro Vizzino, tra l’altro anche autore di un racconto compreso nella raccolta.

-Progetti per il futuro?

Tanti. Continuare a diffondere Il problema di Ivana e Crisalide. Pubblicare L’uomo che correva vicino al mare, scritto subito dopo Ivana (come chiamo ormai il mio primo romanzo) e che ora è stato presentato a dei concorsi letterari ed è già presso l’editore. Terminare la stesura del mio terzo romanzo, che ha scollinato ormai la prima metà del testo. Continuare a pubblicare racconti sul sito Storie brevi, della Feltrinelli, dopo l’esperienza positiva del primo racconto pubblicato C.I.E. che è da due mesi nella top ten delle storie più amate dagli abbonati di questo sito che offre lettura su smartphone. È un’esperienza innovativa perché tecnicamente avanzata ed esula dai meccanismi di mercimonio che ahimè costellano ormai le esperienze dei siti on line. La pubblicazione viene decisa dal gradimento manifestato dai lettori non raggiungibili direttamente e dall’ulteriore valutazione della Scuola Holden, una delle più prestigiose scuole di scrittura in Italia. Anche la classifica viene determinata dal gradimento dei lettori, gradimento veritiero, perché non influenzato dalla catena di amicizie. Non è in pratica il “mi piace” o analogo che viene messo nei social net e che spesso sono solo frutto d’incetta tra gli “amici” di chi lo riceve. In ultimo, ma solo in chiave temporale, continuare ad odorare l’erba di quella grande prateria da cavalcare che può essere la poesia. Comincio da poco a cimentarmi in questa arte nobile, in verità più in funzione di dare spessore alla mia narrativa che per reali ambizioni di successo. Ma devo dire che mi affascina e mi ci sto addentrando in punta di piedi.
Zanarella M.

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