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544344_3986162694751_24802266_nTra un po’ finirà davvero una storia che è durata una vita?

 

Bè, prima passeggiavo sotto casa, nella mente l’ennesima storia da scrivere. Pupi, il pincher che mio figlio ha mollato a me e a mia moglie, bontà sua, come al solito smaniava e mi tirava in ogni direzione. E mi è venuto in mente, ho fatto due conti e ho realizzato che mancano 55  giorni al primo aprile (55, non 54, quest’anno è bisestile… ufff, meno male che la mente mi funziona ancora…) e poi ogni legame con lei e con tutte le donne e gli uomini che vivono in lei si scioglierà.
Sì, andrò in pensione, quella vera, niente fondo, solo Inps.
Mi è parsa una sentenza inappellabile.Ho acceso una sigaretta e i ricordi mi hanno assalito: scene, nomi, posti si sono affollati davanti agli occhi.
Ventisei anni di vita con Lei.

 

Ho pensato:

a quei sabati passati in ufficio a Napoli a pulire e mettere in ordine, da solo o con Ludovico,
alle sceneggiate che facevamo con i clienti a recupero,
ai ragazzi che arrivavano in agenzia e dormivano nella foresteria: Franco, Cosimo, Francesco (la sua colica dopo aver mangiato 2 Kg di ciliege), Daniele (esiste qualcosa dopo la vita, sei da qualche parte, Daniele?), Giacomo (che dormiva nel forno)  e  quella spilungona di Lorenza, tosta e ganza, e tantissimi altri…,

a Bologna: Luca che arrivava con lo skate, Eva e Monica che sbuffavano, perché i dossier erano pochi, Massimo che non si arrendeva mai,  Giovannella,  la casa con il fantasma (ci sto scrivendo un romanzo),  Orso, Mirko e il sottoscritto quando vagavamo nella nebbia tra le due Torri e il Nettuno a puzzarci di freddo… Ciro, Mirko e Orso, personaggi da cartoni animati… e le visite a Udine, da Leonardo, a Padova, a Verona, da Pino…

A Firenze, la prima volta, quando Find faceva dieci anni. Ero incazzato, la sera a casa smadonnavo, mio figlio aveva dieci anni (anche lui) e stava da solo con la madre a Napoli. Sì, la sera smadonnavo, ma la mattina c’era il Marketing: i due Alessandro, Andrea, e di sotto, il Guru, Luisa. Chiaffredo nell’ufficio accanto, Jean e Alessandro che facevano la carta e chiedevano mille cose… Antonello e il suo saluto: “chissà” . Le riunioni, e quelle all’estero. Quella volta con Angelo, Claudio, Bruno, Ludovico,  quando tornando dalla Costa azzurra pisciammo tutti assieme in un’area di sosta, ché non si teneva più…

A Bari, Lecce, Taranto, a Francesco, Ettore, Domenico, Marzia, Ulderico. I nostri nomignoli: i poli, i pinguini, i satelliti, o’giovane, i canguri…. E Fulvio, Enzo, Angelo, le telefonate fiume, Paola, Sandra… “ragazzi dobbiamo farlo, d’accordo o no, noi possiamo farlo e lo faremo meglio di come ce lo chiedono loro, quelli della Sede” e loro ci riuscivano sempre….

A Firenze, la seconda volta. Giuseppe, e le sigarette fumate fuori, sul terrazzo del suo ufficio, a fare conti e a cercare il guizzo di  un’idea. Le serate con Claudio e Ludovico a vagare tra il Duomo e la Signoria. Le chiacchierate con Angelo, con Mauro, il tè con Alessandro, con Andrea, i briefing, le convention,  i progetti, i numeri di Gaetano, le call conference con i francesi, i consigli di direzione, le partite con Giovanni e Salvatore e il nostro tifo disperato… E i pranzi dalle Manole: pasta, pomodoro e filadelfia, con Luca, Domenico, Pino. I giri con Piero alla ricerca di accordi strani, le capatine a Milano…

Ho girato l’italia con la Find. Ho conosciuto persone speciali, amici fantastici, ho sofferto, riso, gioito e ho pianto anche, una sera, perché come sempre ero  a casa da solo e la mia radiolina rossa, regalo di mia moglie, compagna di quegli anni di solitudine, si era rotta… La chiamavo Wilson, come il pallone di Cast Away…

E poi penso a chi non c’è più: Daniele, Marco, Giacomo, Lucia, Lucina, e a altri ancora di cui non ricordo i nomi, ma che mi sono rimasti dentro…

Ora scrivo romanzi, mia moglie mi sopporta, mio figlio è a Milano… ora tocca a lui stare lontano…

Bè, ho spento la sigaretta (non sotto la suola, come nei film a fine scena, è vietato, ora tocca cercare un posacenere, che in strada non c’è). L’ho spenta sfregandola su un muro e me la sono portata appresso…

Però, ho pensato, non è la stessa cosa con Find, non è come spegnere una sigaretta…

Inps o non Inps, la storia con lei non può spegnersi mai. Ormai ce l’ho dentro.

Ciao, Find.

 

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