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Ciro Pinto è ritornato a casa, a Napoli

Per l’articolo originale clicca su:La rubrica Libri & Cinema de Il Font.it

Napoli con tutte le sue sfumature sbuca prepotente nelle pagine di “Mimma”, un poliziesco noir primo classificato nella sezione inediti del Festival Giallo Garda 2021.

E’ una città che si mostra camaleontica, capace di nascondersi dietro una bellezza prepotente come dietro a un’immagine degradata, poco attraente, soprattutto se la si conosce soltanto di sfuggita.

Bisogna invece calarsi tra le righe di autori che ne sono figli ma anche amanti appassionati per far cadere il velo degli stereotipi e conoscerla meglio – non bene, per questo bisogna viverla a fondo, dall’interno delle sue innumerevoli contraddizioni.

Che sia la Napoli dell’era fascista descritta da Maurizio De Giovanni o quella alle prese con i difficili problemi odierni di Ciro Pinto, sempre ne percepiamo e assimiliamo la linfa vitale, quella che la rende “un paradiso abitato da diavoli”, come sembra aver detto Benedetto Croce, uno dei suoi prestigiosi figli adottivi.

Intrecci di vite e di fili narrativi

Seguendo un filone ultimamente molto amato, Ciro Pinto scandisce con precisione il tempo del suo racconto, che si snoda in sette giorni, racchiusi tra un prologo e un epilogo narrati in prima persona da Mimma, la protagonista da cui il romanzo prende il titolo.

Mimma è una ragazzina, un’adolescente di circa tredici anni con una sua chiara visione del mondo, di quello che sfila ogni giorno di fronte ai suoi occhi e di quello che vorrebbe veder realizzato.

Figlia di genitori separati, con un padre ispettore di Polizia sempre troppo impegnato e una madre attenta a far quadrare i conti per sé e per la figlia, Mimma ha un legame strettissimo con il nonno, al fianco del quale ha seguito i lavori per riportare al mare il Mena, una vecchia barca impregnata di ricordi.

Terminata la scuola, Mimma trascorre le sue giornate estive con lui, al cantiere, scalpitando per poter finalmente portare in mare la barca e ascoltare i suoi racconti.

All’orizzonte è però apparsa una novità, una grande nave ancorata al largo e immobile da qualche giorno, la Sea For Freedom, appartenente a una Ong svedese, che trasporta una trentina di naufraghi raccolti a largo di Lampedusa e non ha l’autorizzazione per entrare in porto.

Su quella nave è raccolta un’umanità in fuga, disperati che sfidano il mare con miseri gommoni per raggiungere una libertà fantasticata, immaginata diversa da quell’essere prigionieri del mare.

Lo scrittore fa di questo tema uno degli assi portanti del racconto, uno dei fili narrativi che si dipanano dalla prima all’ultima pagina.

Napoli – e non solo – è spaccata tra l’accoglienza e il respingimento, chi si schiera per la prima, come il professor Giulio Altamore, riceve lettere minatorie a sfondo razzista, da lui liquidate forse troppo in fretta come frutto dell’idiozia.

Anche Nico, il padre di Mimma, è travolto dai drammi dell’immigrazione, dal momento che un venditore singalese è stato aggredito a morte sulla strada dove aveva esposto la sua merce, senza che all’apparenza vi siano testimoni.

La strategia dell’odio cavalca le due vicende, l’omicidio e il salvataggio a mare dei profughi, strumentalizzandole a suo favore.

Ciro Pinto racconta l’altra faccia di Napoli

Alle spalle di queste vicende se ne snodano altre, solo apparentemente autonome, legate al mondo della malavita.

In primo luogo, a Nico e al collega Roberto si chiarisce il fatto che il pestaggio dell’extracomunitario non è stato il risultato di una rissa, ma una sorta di spedizione punitiva, compiuta da uomini incaricati da un ignoto mandante.

Contemporaneamente la Polizia collega a probabili questioni illegali il legame tra un personaggio ben conosciuto e un viaggio a Tirana, tenuto sotto controllo anche dalla Finanza.

Ma non basta: anche il giro della prostituzione si trova avviluppato in questo complesso ingranaggio, e per aver tentato di riabilitare una giovane prostituta, offrendole una possibilità di redimersi al suo fianco, anche il professor Altamore viene a trovarsi in una drammatica situazione.

C’è una grossa partita di droga che deve arrivare in città, ma come sbarcarla al largo nel momento in cui occhi e telecamere sono tutti puntati lì, sulla nave dell’ONG per la quale non si trova una soluzione?

Le regole del gioco del mondo malavitoso sono cambiate, ora fanno presa grazie a idee di nazionalismo estremo, di violenza gratuita per salvaguardare la razza, con uno stillicidio continuo e inesorabile di paura e di odio.

In tre giorni Bene e Male si sono scontrati con una violenza ingiustificata, dal pestaggio del povero singalese a omicidi comprensibili solo tra malavitosi, che hanno tentato di sciogliere tre cadaveri nell’acido, per non lasciare traccia del proprio passaggio.

I due Ispettori Nico e Roberto riescono a piccoli passi a individuare i lacci che trattengono le diverse vicende collegate, ma non è facile dare la caccia a un Suv nero e ai suoi occupanti senza altri indizi chiari.

In un mondo dove uomini uccidono uomini che a loro volta hanno ucciso a sangue freddo, anche il minimo indizio potrebbe essere utile ed è a questo che si aggrappa Nico nelle sue infinite riflessioni, rivedendo gli stessi elementi per mille volte, sino a quando un particolare minimo apre squarci di luce e porta verso le risposte che apparivano introvabili.

E’ un lavoro gigantesco e sfinente e mette a dura prova i legami più profondi, perché ruba tempo agli affetti, impedisce a un padre di vedere sua figlia tanto quanto vorrebbe.

Un’indagine complessa e contorta ha rischiato di mettere in scacco la polizia di Napoli, di dare spazio ancora una volta a chi vive di arroganza, di prepotenza, di vano compiacimento di sé e delle proprie azioni, ma in questa occasione il finale è diverso.

La storia di Mimma

Ad attraversare tutti i sette giorni è la storia di Mimma, del suo scoprirsi meno bambina e più adulta, del suo maturare sentimenti acerbi e confusi.

La sua passione per il mare trova finalmente riscontro con l’uscita insieme al nonno sul Mena, ma questo non basta a rasserenarla.

Amica di Osvaldo Altamore, figlio del professore, un ragazzino sfigato ed escluso dai coetanei, mago della tecnologia e testardamente deciso a capire perché suo padre sia sparito all’improvviso, non esita a collaborare con lui in una ricerca che li porterà a un passo dal pericolo vero, quello a cui non si può più sfuggire avendo incrociato la strada di pericolosi criminali.

Ma Mimma è soprattutto protagonista di un realismo magico di suo esclusivo dominio: le sue notti, da quando la nave è arrivata, sono popolate di luoghi e personaggi insoliti, bambini e adulti del continente africano tra i quali spicca una bambina, Axado.

Mimma vive insieme a lei una fuga rocambolesca verso il Mediterraneo, vede nel suo sogno la sofferenza e il desiderio di riscatto, capisce che è più di un sogno, è come una proiezione della realtà e Axado non è una figura immaginaria, è uno dei clandestini sulla nave.

Quando tutti i nodi sono stati slegati, resta soltanto la questione dei migranti: ma l’ultimo giorno della storia di Ciro Pinto, il settimo, il permesso per attraccare arriva, mentre più di un centinaio di barche, compreso il Mena, sono uscite in mare per manifestare la loro volontà di accoglienza.

Ed è lì, al porto, che la storia si chiude, con due ragazzine che si sono conosciute in un sogno più realistico del vero e che si sono promesse di ritrovarsi, in un paese lontano e meraviglioso, l’Africa.

Ciro Pinto, un noir che si tinge di realismo magico

AUTORE : Ciro Pinto

TITOLO : Mimma

EDITORE : Tra le righe libri

PAGG. 362      EURO 16,00

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