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1495444_681338888584061_494253503_nLa recensione di Anna Cibotti 

Il verde dei tuoi occhi luccicava nella luce tenue delle lampade e si confondeva col verde della nostra edera.”
Giorgio, l’uomo che correva vicino al mare, affonda il suo sguardo nel ricordo degli occhi di lei, Eva, sua moglie. Lui le parla continuamente fissando la sua foto, come a evocarne la presenza e condividere con lei il dolore dei suoi giorni resi vuoti dalla sua assenza.
È  la storia di un uomo reso fragile dalla perdita degli affetti più cari. Ne rivive i momenti felici, gli errori inconsapevoli e la nostalgia del passato che toccano le corde della sua anima e ne lacerano la possibilità di quietarsi.
Anche il mare, il loro mare onnipresente, immobile sotto la sferza dell’aria gelida, pareva rispettare quel dolore finalmente affiorato alla superficie dell’anima dell’uomo che ogni giorno lo andava a trovare, che ogni giorno gli correva accanto per respirarne gli effluvi e rubargli l’immortalità.Ma poi ritornava a parlare con lei… e gli occhi verdi di Eva sembravano spuntare da una foto in bianco e nero, vividi e lucenti…”
È una storia di vita.
Vera nel suo modo di essere raccontata e vera, ancor di più, nella maniera in cui è percepita.
Gli avvenimenti si susseguono nella vita di Giorgio e si evolvono drammaticamente tra momenti di ribellione, rinuncia e speranza.
Le paure insite nell’uomo che lo attanagliano quando gli anni avanzano fanno sembrare il passato quasi un’ancora di salvezza al proprio tormento.
Ma un futuro c’è sempre.
Anche tardi, anche quando la malattia e la morte sembrano gli unici compagni di strada… ormai.
L’autore ci porta a riflessioni profonde con una delicata ma incisiva narrazione, commovente e pura.

Dopo “Il problema di Ivana”, Ciro Pinto ci regala un altro libro dove la sua grande capacità di scrivere e una profonda sensibilità, lo rendono speciale come autore nel leggerlo, e come uomo nell’interpretarlo.

Il primo sole tingeva le onde
silenziose nell’alba pallida,
dove un’ombra, scura e solitaria,
si stagliava controluce
attraversandone il raggio.

Io la conoscevo quell’ombra.
Era un uomo.
L’uomo che correva vicino al mare.

A. C.

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