La recensione di Anna Cibotti
È la storia di un uomo reso fragile dalla perdita degli affetti più cari. Ne rivive i momenti felici, gli errori inconsapevoli e la nostalgia del passato che toccano le corde della sua anima e ne lacerano la possibilità di quietarsi.
Vera nel suo modo di essere raccontata e vera, ancor di più, nella maniera in cui è percepita.
Gli avvenimenti si susseguono nella vita di Giorgio e si evolvono drammaticamente tra momenti di ribellione, rinuncia e speranza.
Le paure insite nell’uomo che lo attanagliano quando gli anni avanzano fanno sembrare il passato quasi un’ancora di salvezza al proprio tormento.
Anche tardi, anche quando la malattia e la morte sembrano gli unici compagni di strada… ormai.
L’autore ci porta a riflessioni profonde con una delicata ma incisiva narrazione, commovente e pura.
Dopo “Il problema di Ivana”, Ciro Pinto ci regala un altro libro dove la sua grande capacità di scrivere e una profonda sensibilità, lo rendono speciale come autore nel leggerlo, e come uomo nell’interpretarlo.
Io la conoscevo quell’ombra.
Era un uomo.
L’uomo che correva vicino al mare.
A. C.