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La mia recensione de L’Itinerante di K’Hell-Imar, di Silvio Bonisolo

l-itinerante-di-k-hell-imarUn’incredibile avventura

Un giovane abitante del villaggio Ghul’ì-Po, Athon Grann, è insoffferente alla situazione in cui versa la sua terra. Tutto il pianeta, K’Hell-Imar, è sommerso da una fatiscente melma paludosa e da un’aberrante vegetazione, se si eccettuano alcune zone pianeggianti e salubri del Nord, dove gli oppressori, gli Arkroniani, hanno costruito delle metropoli moderne.
Il pianeta viene dominato a un livello superiore dai Mediogalattici, ben più potenti del Regno interstellare di Arkron. Una sorta di imperialisti che governavano l’intera Galassia con una rete fitta di affari, aggiogando i vari regnanti con il mito del profitto.
Quasi tutti gli indigeni del pianeta sembrano rassegnati e si rifugiano nelle antiche credenze che affidano al disegno dell’ Intelligenza Creativa la loro vita, affogando il dispiacere nel ricordo degli antichi splendori vissuti da quel mondo all’epoca in cui era il centro di una civiltà progredita e magnifica. Quella voluta e strutturata proprio dagli Itineranti, i grandi ministri dell’Intelligenza Creativa. Un’epoca d’oro che fu cancellata nei tempi remoti dal Grande Cataclisma.
Athon sfugge a questa logica, sente dentro di sé la forza della ribellione e parte per una missione mineraria sugli Asteroidi, come Operante (manovalanza quasi schiavizzata), con la fede che il suo viaggio possa segnare il riscatto suo e della sua gente.

Lo scenario diventa via via sempre più torbido, una guerra intergalattica tra i Regni di Arkron e di Sargan sconvolgerà la Galassia e sarà terreno fertile per le organizzazioni rivoluzionarie, aiutate, a loro insaputa, dall’Intelligence Mediogalattica, che mira a propositi ben diversi dalla Rivoluzione.
Il giovane Athon, di aspetto ripugnante come tutti gli uomini delle paludi, emana la luce della purezza d’intenti e la forza degli ideali. Diverrà egli stesso un’Itinerante per eccellenza, sollevando popoli oppressi in virtù della sua sete di giustizia.
Incontrerà l’amore, sarà pedina nelle mani dei Burocrati della Rivoluzione. Infine diventerà simbolo incarnato nei secoli della saggezza insita nelle cose, che invano gli esseri di qualunque specie tentano di aggiogare ai loro squallidi interessi.

L’itinerante di K’hell-Imar, Edizioni DrawUp, di Silvio Bonisolo è un Signor libro, scritto con precisione, padronanza dei flussi e dei ritmi narrativi. Una storia che sembra spesso esplodere, ma implode in altre accessorie, che arricchiscono e definiscono gli argomenti fino alla quadratura finale. Il plot avanza tra diversi scenari e protagonisti con un intreccio a volte frastornante ma che non lascia nulla al caso.
I personaggi sono caratterizzati appieno, la scena iniziale del pranzo in casa Grann apre il romanzo in modo eccelso, immettendo subito il lettore nella cupa atmosfera di quel mondo e nell’angoscia del protagonista.

È un romanzo di genere fantascientifico, questo sembrerebbe dal titolo, dall’ambientazione e dalla storia che narra. In realtà è molto di più, come ogni volta che un romanzo di genere si eleva a letteratura.
In realtà il romanzo appare come un prisma, dove ogni faccia consente un livello di lettura di per sé esaustivo e appagante.
La prima faccia è la trama stessa, che, come già detto, si presenta piena di fascino e colpi di scena ben orchestrati dall’Autore, che imprigionano il lettore nel seguire le gesta del protagonista, ad onta di intermezzi di sicuro valore, ma dettagliati e spesso tecnici, che ne potrebbero frustrare l’interesse.
Ma saliamo al livello superiore e ci ritroviamo la storia dell’Umanità con i suoi cicli, le sue contraddizioni.
I Mediogalattici sono gli Imperialisti, uguali a quelli dei primi anni del secolo scorso, e forse ancora di più a quelli odierni che estendono le loro mire di potere con la forza delle loro risorse economiche e delle loro relazioni, imperversando con la legge del profitto e lo sfruttamento dei paesi poveri.
Ancora più su ritroviamo il sistema politico, quello degli equilibri, dei compromessi, delle trame ordite e disfatte senza alcuno ossequio alla coerenza, ma nel semplice rispetto del più sfrontato Machiavellismo.
Il telaio dei potenti dove si possono tessere trame tra le più ardite, sacrificando uomini e idee, in funzione del trionfo dell’establishment economico e finanziario.

Ma si può leggere ancora tanto tra le righe di questo romanzo che rappresenta davvero una lettura dotta e foriera di mille spunti di riflessioni.
Parliamo di filosofia, di cui l’A. è sicuro conoscitore. Le credenze degli indigeni di K’Hell-Imar affondano le radici nella filosofia antica che affidava al sovrannaturale, a Entità superiori e imperscrutabili, il governo delle vicende umane. Le tesi che sono alla base dei governi mediogalattici si basano sulle teorie individualistiche e sul challenge, come miraggio per tentare i singoli ed assoggettare la collettività. La lettura rivoluzionaria degli insorti risponde alle teorie di Engels e Marx, ha la stessa inclinazione internazionale e, ahimè, la stessa deriva burocratica.

E possiamo finire con la metafisica. L’immagine finale del vecchio che assume le sembianze di Athon simboleggia proprio il limite della scienza che, pur avventurandosi in mille scoperte, crolla davanti all’ignoto, che sembra perdurare a tutti e a tutto. Un’entità che parte dalle origini dei mondi e che racchiude in sé una conoscenza senza tempo, innata, come nella migliore accezione platonica. E questa entità sembra governare le strane coincidenze di Aton, come tutte le faccende degli esseri viventi. E a cui nessuno può opporsi.

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