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[/tube]https://tralerighelibri.wordpress.com/2016/01/22/intervista-allo-scrittore-ciro-pinto/[/tube]

IMG_0742Abbiamo incontrato Ciro Pinto, autore del romanzo “Gli occhiali di Sara”.

 Cosa significa scrivere un libro? Quale la scintilla, l’urgenza che prova una persona nel “dover” scrivere?

Di questa domanda mi piace innanzitutto il verbo dovere, perché aldilà delle ragioni per cui si scrive, che possono essere svariate, è il senso di obbedienza che si ha verso la propria pulsione che caratterizza in fondo chi davvero può definirsi scrittore.

La scintilla che accende la mia pulsione a scrivere è uno squarcio di mondo, improvviso e nuovo, che si apre davanti ai miei occhi. Immagino una scena o una circostanza dai contorni ancora vaghi e la lascio macerare insieme a tutte le percezioni e alle suggestioni che ne derivano. Dopo qualche giorno la scena diventa sempre più nitida, diventa una sorta di incipit. È allora che scatta l’urgenza di scrivere, quando il mondo che si è affacciato nella mia mente comincia a girare, trascinando con sé personaggi e sentimenti. E allora non puoi aspettare, scatta l’ansia che possa sfuggirti, come quando ti svegli e cerchi di afferrare i contorni di un sogno che sembrano sbiadire attimo dopo attimo.

 

Leggere è base prioritaria per approdare alla scrittura. Vorrei sapere i nomi degli scrittori e delle scrittrici che ti hanno portato fino a questo porto.

Leggere insegna a viaggiare, a inoltrarsi in un mondo altro da sé per provare il gusto della scoperta, con la segreta aspirazione di ritrovarsi, di rinvenire nel mondo ideato dall’autore tratti del proprio mondo.

Sono tantissimi gli autori che mi affascinano e che hanno contribuito a formarmi nella scrittura. Posso citarne qualcuno che mi ha colpito in modo particolare.

Hermann Hesse per il suo stile un po’ barocco, Hemingway, proprio per l’esatto contrario, con quel suo modo essenziale, asciutto, a volte addirittura scarno, di narrare. E ancora all’opposto amo William Faulkner, con la sua verbosità, i tratti oscuri, i rivoli sanguigni della sua prosa.

Ma chi amo di più è Marguerite Yourcenar, per la sua capacità di elevarsi sopra ogni schema, riuscendo a essere trasversale, aldilà dei credi religiosi e delle culture, e non solo, ma anche per la preziosità del suo stile e la profonda introspezione dei suoi personaggi.

 

Il primo libro non si scorda mai. Quale il tuo e dove, come, quando, perché.

Sepolto nella memoria, forse una delle tante letture scolastiche, spesso mal vissute perché imposte. Il primo libro che ho sentito davvero mio, dopo tanti romanzi letti e da commentare al liceo, dopo una miriade di gialli Mondadori e di Urania, è stato I demoni, di Fëdor Dostoevskij. Mi è rimasto dentro. Ossessivo, buio e glaciale. Terribilmente angosciante e straordinariamente bello.

 

Il mondo del libro è complicato e disastrosamente gestito e spesso si fa fatica a riconoscere un buon libro da uno pessimo. I tuoi gesti in libreria. Come si “annusano” i libri. Come si si scelgono (se sei tu che scegli loro o avviene il contrario).

Oggi la narrativa e in senso ancora più ampio la letteratura rispondono a precise leggi di mercato. Per chi ha dimestichezza con la strutturazione dei ricavi, o ancor meglio, con la filiera dei costi, può comprendere come il settore editoriale sia condannato a rispettarle nel modo più assoluto. I margini sono così esigui che il punto di break even è dato soltanto dal raggiungimento di alti target quantitativi. In parole povere: il numero di copie vendute è l’unico paradigma. Ed ecco allora pubblicazioni firmate da personaggi noti con un loro largo seguito, che garantiscono vendite aldilà del contenuto e della qualità dei loro scritti. O pubblicazioni di autori stranieri che hanno già raggiunto un congruo numero di copie vendute nel loro paese. Infine libri di autori nostrani già affermati, con il loro seguito consolidato di lettori. Nessuno degli editori master rischia altro.

Tutto questo lungo preambolo per dire che chi deve scegliere un libro non ha molti indizi per decidere in maniera autonoma aldilà dei librititoli dettati dall’oligopolio editoriale.

Il libro non è un quadro. Puoi ammirare la copertina, spulciare qualche pagina, ma solo dopo averlo comprato potrai leggerlo e capire se hai speso bene i tuoi soldi.

Forse il passa parola? Ma quando non riguarda i best seller, diventa un mormorio troppo flebile per raggiungere una cerchia di persone significativa. Il layout, la copertina, la quarta? Bè, tutto può essere ingannevole.

Un libro è un viaggio, devi farlo, magari fuori dai grandi circuiti, sperando che alla fine qualcuno non ti canzoni col solito: No Alpitour? Ahi ahi ahi… .

 

 

Sono del ’53. Vivo a Napoli, sono sposato e ho un figlio, che vive a Milano.
Ho vissuto dieci anni a Firenze e uno a Bologna. Sono laureato in Economia e Commercio, vengo dal mondo dei numeri, sono stato un manager nel settore finanziario/bancario. Agli inizi del 2011 ho lasciato il lavoro. Da allora ho incominciato a scrivere. Quando non scrivo, gioco a tennis, vado in palestra; d’estate vado per mare con la mia barca, una Fiart Genius 32, la mia amica geniale.
Ho pubblicato i romanzi: Il Problema di Ivana, ed. DrawUp, Luglio 2012, L’uomo che correva vicino al mare, ed. Psiconline, Febbraio 2014, Gli occhiali di Sara, ed. Tra le righe libri, Aprile 2015. Una silloge: Di fossato in fossato, ed. Octopus, Marzo 2015, a quattro mani con Rossella Gallucci.
A Marzo 2016 usci il mio ultimo romanzo: Subway, ed. Psiconline, a quattro mani con Rossella Gallucci. Ho scritto numerosi racconti e diverse poesie che sono pubblicati in varie antologie.

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