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La magia di Gerace

Il viaggio
Di solito quando sono diretto in Calabria passo da Scario, il mio rifugio estivo, che diventa per l’occasione la mia testa di ponte verso quella regione.
Sabato, di buon mattino, sono partito alla volta di Reggio Calabria con mia moglie e la mia station wagon, le mie due fidatissime compagne di viaggio e di vita!
Circa quattro ore sull’A3, che quest’ anno compie 42 anni di vita (inaugurazione nel 1972) e 32 anni di lavori in corso per adeguamento (inizio lavori nel 1982). Beh, sono delle belle età… A parte qualche piccolo tratto e quello finale tra Rosarno e Reggio (ca 60 km), forse ce l’abbiamo fatta a completarli questi lavori!!!
Ad ogni modo, nonostante i disagi delle corsie uniche e le innumerevoli serpentine, l’azzurro profondo del mare che ti accompagna in quell’ultimo tratto ti consola. E quando arrivi a Scilla, il mare si stringe nello stretto mutando il colore in un turchese che apre il cuore.

L’arrivo a Reggio Calabria, la sistemazione in albergo, e subito sul lungomare reggino. Come facevamo a non passeggiare lungo il chilometro più bello d’Italia? Ora, al di là della querelle in merito alla definizione testè citata, cioè se sia stata davvero pronunciata da D’annunzio, o a lui attribuita da un incauto Nando Martellini nel 1957, durante la radiocronaca del Giro d’Italia di quell’anno, devo dire che chiunque l’abbia detto è senz’altro vero.
Il viale avanza tra vestigia greco-romane, adornato a sinistra da gigantesche magnolie, dal fusto intrecciato e di diametro esagerato, che s’innalzano e si idipanano come enormi ombrelloni, e poi palmizi, pini marini, palazzi e lampioni stile liberty. A destra il muretto e l’impiantito bianco degli ampi marciapiedi su cui la luce si rifrange rendendo luminosa ogni cosa. E poi il mare, oltre i tanti stabilimenti balneari eleganti e moderni, che riempie di azzurro intenso lo spazio che separa Reggio dalla costa sicula.

E infine sul pullman, insieme a tutti i partecipanti alla premiazione, alla volta di Gerace.
Gerace si trova sullo Ionio. Scegliamo di fare l’itinerario più bello, non tagliamo l’Aspromonte; giriamo invece tutta la punta dello stivale. Avremo sempre alla nostra destra  il mare come fedele compagno di viaggio, prima il Tirreno e poi lo Ionio.
Da Lazzaro in poi, e soprattutto da Porto Salvo, alla nostra sinistra la terra diventa arida e brulla. Case abbandonate, scheletri di edifici costruiti a metà, poi dismessi, carcasse di auto… È la maledizione della diga del Menta, un’altra opera storica, ancora da completare (i lavori sono iniziati nel 1980). La diga renderebbe rigogliose quelle terre irrigandole con l’acqua copiosa del Menta, ma politica, mafia, burocrazia rendono ancora un miraggio il suo compimento. Eppure quelle terre bellissime s’inaridiscono nel fondo dello stivale, e fanno da contraltare allo splendore del mare.
La costa, risalendo lo Ionio, muta e diventa rigogliosa e verde come quella tirrenica  sul lato opposto. Saliamo fino a Locri, poi ci addentriamo verso Geraci.
E qui ci accoglie la magia di un luogo arroccato su una rupe raggiungibile percorrendo una miriade di tornanti, immersi in una folta vegetazione. Il nome deriva dal greco lerax (sparviero), perché una leggenda vuole che gli abitanti del posto per sfuggire alle razzie dei saraceni si rifugiassero su quella rupe guidati da uno sparviero.
Piena di palazzi bellamente situati, posta su uno stretto margine di roccia […] Meravigliati da tanti panorami che si presentano da ogni lato; ogni roccia, Santuario o palazzo a Gerace sembravano essere sistemati e colorati apposta per gli artisti… (Edward Lear, Diario di un viaggio a piedi, 1847).
Sì, un borgo incantevole, affascinante. Una passeggiata tra gli stili architettonici più vari: greco, romanico, bizantino, normanno, gotico. Insomma come se la storia si fosse concentrata in quel lembo di terra che sovrasta la locride e guarda il mare dall’alto.

-La premiazione

Dopo aver ammirato la cittadina e i suoi monumenti più significativi, cena con specialità del posto: pasta fatta in casa con olive, pancetta, formaggi e pomodoro; grigliata di carne con le classiche salsicce calabresi, cantuccini del posto e tiramisù.
Infine in Piazza del Tocco alle 21,00 per la premiazione del IX Concorso Letterario Internazionale Gaetano Cingari.
Organizzata in tutti i dettagli, la cerimonia si svolge davanti a una folta platea. Vengono chiamati sul palco tutti i premiati delle quattro sezioni: poesia singola, silloge inedita, narrativa inedita e silloge edita. Sono presenti il Sindaco e gli Assessori di Gerace, il Presidente della Camera di Commercio/Moda e il suo rappresentante in Canadà.
L’apertura della cerimonia spetta al titolare di Leonida Edizioni, Dott. Polito, che parla della sua passione e della Vision della sua casa editrice. Seguiranno degli intermezzi musicali e due letture di testi dell’attrice Annalisa Insardà, che poi leggerà anche i brani dei primi tre classificati nella narrativa. Verrà premiato il regista Fabio Mollo, stella ascendente del Cinema.

A me toccherà salire due volte sul palco, prima per la segnalazione della giuria alla silloge inedita: Di fossato in fossato, di Rossella Gallucci e Ciro Pinto

Poi per Subway di Ciro Pinto e Rossella Gallucci, romanzo inedito, classificatosi al terzo posto. La dott.ssa Mattia Milea, componente della Giuria, legge la motivazione, eccola:
Straordinario viaggio a ritroso tra meandri nauseabondi abitati da reietti e paria. Lo scrittore, con coraggio e forte di un linguaggio duro e realistico punta l’obiettivo nitido e senza filtri sulle vite bipolari dei personaggi dell’insolito giallo/noir, a metà strada tra vita e morte, luci e ombre, oblio e dannazione.
Di loro si conosce appena il passato lievemente tracciato dalla mano virile dell’autore; eppure si vive con loro un presente duro, aspro, reso ancora più difficile dal dinamismo dei treni, cui fa da contrappunto la staticità dei servizi igienici della stazione, dove si consumano efferati delitti e si vivono brutali passioni che disumanizzano la coscienza dei personaggi, anch’essi divenute locomotive, e il fil rouge musicale che unisce la melodia del sogno al brusio dell’amara realtà, latrice di un epilogo sicuramente di speranza.

La bravissima attrice Annalisa Insardà legge un brano tra i più belli del nostro romanzo. Il premio mi viene consegnato dall’ Assessore alla cultura.

Dopo la cerimonia, tanti attestati di stima e apprezzamenti da parte di tutti coloro che hanno letto Subway nel comitato di lettori e nella Giuria tecnica. Nessuno, avendo ricevuto i testi senza indicazioni dell’autore, aveva mai immaginato che fossimo in due, che Subway fosse stato scritto da me e da Rossella, un capitolo ciascuno. E questo era il nostro intento, fondere le nostra creatività in un unico monolite di luce e di speranza che partisse dall’orrido buio della desolazione.
Ciro Pinto

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