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Il messaggio di uno storico

Ciao Ciro,
ho letto in viaggio il tuo libro.
Del noir che hai raccontato non dirò. Perché sprecherei parole per disegnare la perfezione.
Delle ambientazioni invece mi garba scriverti.
Quella del dopoguerra è incredibilmente fedele. La precarietà mista alla voglia di ripartire, l’appartamento a “fitto”, la bicicletta, la jeep rossa, le famiglie, i volti, i rumori, i sospetti, la paura dei ricordi. E forse quest’ultimo è il tratto che hai saputo costruire con assoluta fedeltà. Compito arduo ma riuscito.
Ho da dire anche del mondo partigiano. Il disegno è quasi perfetto. Traccia la sospensione del vivere mista all’incoscienza dell’essere lì a combattere un nemico più forte e molto più crudele.  Delle differenze tra i partigiani, delle divisioni, ma ancora di più del sospetto. Quando trovano Louis suicida, per esempio. Oppure il litigio sul paracadute.
La narrazione corre bella e patriottica quasi esaltante su quei sentieri.
Belli i nomi di Mosca, Buffalo, Barbarossa, Robespierre, Zorro, Angiolino, Stinco, che rendono bene il mondo della Repubblica di Montefiorino.
Del finale non dirò.
Cosa rimane al lettore? Non so agli altri ma a me la grande voglia di rileggere Fenoglio o Calvino. Il che significa che hai fatto un capolavoro degno di stare nella letteratura resistenziale.

Un abbraccio e grazie.
Andrea Giannasi

 

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