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ritorna-mentre-dormoRitorna mentre dormo, di Cristina Biolcati, Edizioni DrawUp, 2013.

 

La silloge di Cristina Biolcati, autrice emiliana di Ferrara, laddove la terra risorge dalle acque del Po, è aspra, difficile.
Un ossimoro continuo, come il suo stesso titolo: l’invito al sogno a ritornare durante il sonno, che pure è la sua sede naturale. Perchè è il sogno che veste i suoi giorni, e di notte, solo di notte, diventa vero.
Ritorna mentre dormo./Allora sarà reale./Dimmi che niente è come sembra./Dimmi che tutto è solo un sogno. (Sogno)
Il sogno come fuga? Tutt’altro! Il sogno come inesauribile fonte di vita.
Una ricerca concentrica di risposte che appaiono sempre inattese eppure, forse, già previste.
Versi aspri, che rifuggono ogni orpello. Non trovi la ricerca di musicalità, l’uso di lemmi ammalianti e suggestivi. L’A. pare rivolgere al mondo mille interrogativi come una bimba che stenta a riconoscere il reale, quel profilo tagliente e concreto che straccia la sua idea di vita, appena appresa dalle fiabe.
No! Concetto fuorviante, pericoloso. Non è così!
Cristina si pone domande universali! Parte dalla natura, dalle ali di farfalla: Lasciami volare/come ali di farfalla./Leggere come la neve/colorate come l’aria. (Ali di farfalla)  per arrivare alla triste considerazione dell’uomo/belva: O uomo quante volte/vorrei chiederti il perché/fra tutte le bestie del creato/sei di gran lunga la più crudele? (La belva).

Sì, una poesia che si avvale della forza intrinseca del sentire. Una poesia che deborda dai ritmi suadenti dell’affabulazione per lanciare sassi puntuti sullo specchio finto dell’indifferenza.
Tutte le liriche comprese nella silloge vestono i panni della ribellione: a un amore, a una realtà grigia che non sa più addobbarsi dei colori dell’estate, alla natura bestiale e vorace dell’umanità, a tutto il mondo, che è altro rispetto alle sue attese.  A volte suonano come rimpianto: Avvolgerà i miei ricordi/di treni mai presi/e di giornate di sole. (La coperta dei ricordi). A volte come resa , mai così tragica come quella immaginata del simbolo più eclatante dell’innocenza (Peter Pan): Non riuscirai a ingannare la morte./Agonizzante aspetti,/cieli azzurri che mai verranno.

Si percepisce dai versi l’incessante ricerca di un gomito di luce che possa spegnere il buio in cui spesso il mondo si ricaccia. Tenebre che l’A. non accetta, mai!
Eppure vaga tra un amore che sa di rimpianto, che a volte vive di solo riflesso, tra desiderio di mondi immacolati e tra gli orrori dell’uomo, micidiale miscuglio sacro di elevatezza spirituale e nefandezza umana.

Sì, occorre avvicinarsi a questi versi con l’animo nobile dell’innocenza che osserva il mondo, di un’innocenza consapevole delle mille volte che verrà tradita, ma che, mai doma, cercherà nelle ali di una farfalla la forza di sfidare la neve!

Buona lettura!

 

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